Come socialisti di sinistra e convinti federalisti
avvertiamo la necessità di recuperare rappresentanza politica alla
sinistra isolana. E’ tempo di esprimere
socialmente ed istituzionalmente una reale alternativa, di scelte e
metodi, rispetto ai modelli vigenti di governo dell’Isola.
Il fallimento evidente, conclamato dell’attuale esperienza
di governo regionale dimostra, di fatto, l’incapacità del PD siciliano, che di questa
è stato sostenitore e paladino, a pensare e soprattutto realizzare modelli
alternativi rispetto alle usuali logiche di potere. Noi vogliamo, invece,
offrire alle siciliane, ai siciliani, una Alternativa nella società come anche
nel Parlamento siciliano.
Nel fare questo, come socialista di sinistra, avverto la
necessità di dire che questo processo deve passare anche per una comune,
condivisa autocritica rispetto agli errori compiuti dalla sinistra siciliana
tutta.
Voltare pagina, superare divisioni, dissidi e non per un
generico amore di bottega ma perché dobbiamo avere coscienza che la sinistra,
in toto, va ripensata, riarticolata.
Le vecchie nostre divisioni, lecite, lasciano il tempo che
trovano se rapportate ai reali, processi politici, economici e sociali che
rischiano di schiacciare e umiliare i lavoratori, la gente che noi ambiamo a
rappresentare.
Dobbiamo restituirci e restituire all’iniziativa di sinistra
un solido collegamento con la realtà, con i bisogni del nostro elettorato
tradizionale.
Tutto ciò in Sicilia
significa avere un progetto per l’Isola e ben comprendere quali possono essere
le “leve” per realizzarlo.
In tal chiave ritengo che lo strumento possa essere, in
continuità con la migliore tradizione della nostra gauche, il rilancio dello
strumento autonomistico non come strumento di privilegio ma come occasione di
sviluppo sociale e di soddisfacimento dei bisogni e diritti di tutti i
siciliani.
In tal chiave la
nostra iniziativa deve esser volta non solo o non tanto a difendere, tout
court, lo strumento statutario ma attraverso esso a risolvere, l’annosa , inaffrontata
Questione Siciliana.
Dobbiamo avere la capacità politica e la dirittura etica di
affrontare organicamente le ragioni profonde, variegate del non sviluppo dell’Isola.
E’ troppo facile attribuire il malo sviluppo solo alla
mafia, ad un generico squilibrio interno o peggio a una sorta di antropologica
incapacità dei siciliani a gestirsi. Non è così!
Le cause sono antiche, strutturali e strutturate ed essendo
legate al peculiare divenire della nostra realtà richiedono soluzioni vocate
che non ci separino o escludano dalla realtà del nostro tempo ma che finalmente
incidano sul nostro GAP sociale.
Detto ciò è evidente che noi guardiamo ad una Sicilia altra,
alternativa, antimafiosa, solidale, centro del Mediterraneo e centrale per un
processo di pacificazione dell’intera area.
Noi guardiamo ad una Sicilia dove il lavoro e la tutela dei
diritti dei lavoratori siano al centro dell’iniziativa politica.
Noi pensiamo ad una Isola sempre meno isolata che sappia
però fare tesoro delle sue energie e tradizioni. Ecco per cosa io come
coordinatore regionale di Risorgimento Socialista sono impegnato, ecco perché
noi siamo impegnati a favorire, senza risparmiarci, un’alleanza unitaria a
sinistra sociale prima elettorale poi,
che porti l’Alternativa, nei modi sopraindicati, al governo della Sicilia.
Se così non fosse se prevalessero i rachitismi, le gelosie, gli
abitudinarismi allora ci condanneremmo tutti all’inessenzialità sociale e
politica e regaleremmo il futuro della Sicilia alle vecchie e nuove destre (vedi PD), al consociativismo, al
governo di quel blocco immarcescibile di potere che vuole riproporsi nuovamente
al “di-governo “ della nostra Isola. Possiamo permetterlo?
Fabio Cannizzaro
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