giovedì 29 giugno 2017

SIAMO SOCIALISTI SICILIANI E PER QUESTO LOTTIAMO!


A SINISTRA,PER I SICILIANI, PER I LORO DIRITTI, SENZA REMORE, E SENZA TATTICISMI!

La nostra presenza politica di socialisti federalisti siciliani è avvertita da taluni non come una ricchezza per la sinistra, per il socialismo, ma, semmai, come una sorta di “esoticità”da riconoscere o stigmatizzare a seconda delle varie contingenze tattiche.
È questo un orientamento che né accettiamo né avvalliamo da qualunque settore politico e/o personalità venga.
Siamo e restiamo profondamente convinti, infatti, che una posizione socialista di sinistra, oggi, in Sicilia, non possa e non debba prescindere da una attenta valutazione della centralità della Questione Siciliana e dallo studio delle sue possibili soluzioni.
Ben sappiamo che il nostro posizionamento attira le incomprensioni  di taluni e tuttavia è più che mai importante che su questa linea noi non si accettino compromessi o diluizioni.
Del resto la posta in gioco è così alta che prescinde dalle nostre beghe e chiama in causa non solo il futuro del socialismo e della sinistra bensì quello stesso dei diritti di chi in Sicilia vive e opera. Serve che ognuno di noi sappia e voglia assumere, in scienza e coscienza, l’onere e l’onore di sostenere i propri più intimi convincimenti.
Nel nostro caso si tratta di sostenere, senza remore, un modello di socialismo democratico, autogestionario e pluralista che riconosca e affronti, appunto, in un’ottica di sinistra, la Questione Siciliana; questione in sé non risolvibile né sovrapponibile, anche se simile, a quella Meridionale.
Non è del resto la stessa origine del socialismo siciliano intrisa, impregnata di questo inprinting federalista?
Pensiamo al movimento popolare dei Fasci siciliani dei lavoratori.
 Detto ciò i motivi, però, che debbono e possono spingere molti a sostenere la nostra prospettiva vanno ricercati più che altro nel presente e nel futuro.
Appare a molti evidente che si combatterà nella prossima legislatura dell’Assemblea Regionale Siciliana, il Parlamento siciliano, uno scontro, lo scontro, forse, definitivo tra due concezioni antitetiche di Sicilia.
D’un canto appare sempre più evidente, spregiudicata la “gioiosa macchina da guerra” del neocentralismo centrista e tendenzialmente destrorso che vorrebbe mettere fine all’esperienza autonomistica, accusandola di tanti, anzi di tutti i mali ed errori perpetrati da certa partitocrazia decadente  di cui loro sono stata parte né piccola né politicamente innocente.
Dall’altro vi è un fronte, anch’esso eterogeneo, non unito né particolarmente ampio, che, per analisi e motivi diversi, difende lo Statuto, la “statutarietà” della Sicilia.
In questo settore, con una posizione ben dichiarata, ci poniamo noi socialisti federalisti di sinistra.
A scanso d’equivoci il nostro punto di vista non è né vuole essere equiparato all’analisi, oggi, offerta dal sicilianismo latamente inteso.
Diversamente da costoro noi pensiamo che la Questione Siciliana pur comprendendo in sé, come negarlo, anche una componente identitaria, nazionale, non sia soltanto una questione “nazionale” ma semmai un grumo complesso, inestricabile di questioni storicamente stratificate, nel tempo, conglobando in sé dati istituzionali, culturali, economici, politici e sociali
Detto ciò considerare la Questione Siciliana esclusivamente una questione nazionale porterebbe, in concreto, alla sua erronea valutazione impedendone, di fatto, la concreta, possibile soluzione.
Ciò non significa che noi si neghi la necessità, seria, solidale e socialmente sostenibile, di una utile, possibile riconsiderazione dell’assetto statuale della forma Stato Italia ma non in un’ottica meramente “nazionalista” che non affronti, per risolverle, le tante implicazioni sociali.
Chiarito ciò la nostra posizione è oggettivamente,invisa a molti, visto che non solo noi offriamo, da sinistra, un’analisi dell’Autonomia che pone essa in parallelo, a fianco della Costituzione, come presidio nell’Isola di spazi di democrazia e partecipazione, ma la offriamo, senza gelosie, all’intero corpo della sinistra siciliana che lavora per un’Alternativa di sistema rispetto ai modelli continuisti e neocentralisti oggi incarnati dal Pd e, in ultimo, dal “crocettismo” come sua declinazione tattica.
Non ci stranizziamo, dunque, se anche compagni che stimiamo, talvolta, sparano a palle incatenate contro le nostre posizioni.
 Se umanamente dispiace comprendiamo bene, però, la “ratio” politica  che li muove e/o ispira.
La nostra azione minaccia, di per sé, al di là dei nostri meriti oggettivi, di “inceppare” il “meccanismo”, messo in moto, che mira,appunto, nella prossima legislatura, a liquidare, meglio se senza clamore, l’attuale Costruzione autonomista sostituendola, per sottrazione, con qualche pletorico, quanto vuoto succedaneo placebico.
Noi che tutto siamo tranne che tacciabili di velleitarismo o estremismo rischiamo con la nostra azione di rendere evidente ciò che dovrebbe restare nella penombra della politica “politicata” palermitana e romana.
Ecco alcuni dei motivi per cui non possiamo e non vogliamo rinunciare al nostro punto di vista, alle nostre analisi, appunto, perché schiettamente siciliani ed ancorati ad una realtà sociale, umana che non si riprenderebbe dalla sottrazione odiosa di diritti che seguirebbe allo “scippo” statutario e che ci ricaccerebbe  in un nuovo, perverso ciclo politico-sociale di dipendenza neocolonialista.
Ecco perché non accettiamo compromessi, accomodamenti.
E del resto,se accettassimo siffatti accomodamenti che socialisti saremmo mai?

Sempre Avanti!


Fabio Cannizzaro

martedì 20 giugno 2017

PER L’ALTERNATIVA, PER UNA SICILIA EQUA, PER UNA PROPOSTA SICILIANA A SINISTRA!



Come socialisti di sinistra e convinti federalisti avvertiamo la necessità di recuperare rappresentanza politica alla sinistra isolana. E’ tempo di esprimere  socialmente ed istituzionalmente una reale alternativa, di scelte e metodi, rispetto ai modelli vigenti di governo dell’Isola.
Il fallimento evidente, conclamato dell’attuale esperienza di governo regionale dimostra, di fatto, l’incapacità del PD siciliano, che di questa è stato sostenitore e paladino, a pensare e soprattutto realizzare modelli alternativi rispetto alle usuali logiche di potere. Noi vogliamo, invece, offrire alle siciliane, ai siciliani, una Alternativa nella società come anche nel Parlamento siciliano.
Nel fare questo, come socialista di sinistra, avverto la necessità di dire che questo processo deve passare anche per una comune, condivisa autocritica rispetto agli errori compiuti dalla sinistra siciliana tutta.
Voltare pagina, superare divisioni, dissidi e non per un generico amore di bottega ma perché dobbiamo avere coscienza che la sinistra, in toto, va ripensata, riarticolata.
Le vecchie nostre divisioni, lecite, lasciano il tempo che trovano se rapportate ai reali, processi politici, economici e sociali che rischiano di schiacciare e umiliare i lavoratori, la gente che noi ambiamo a rappresentare.
Dobbiamo restituirci e restituire all’iniziativa di sinistra un solido collegamento con la realtà, con i bisogni del nostro elettorato tradizionale.
 Tutto ciò in Sicilia significa avere un progetto per l’Isola e ben comprendere quali possono essere le “leve” per realizzarlo.
In tal chiave ritengo che lo strumento possa essere, in continuità con la migliore tradizione della nostra gauche, il rilancio dello strumento autonomistico non come strumento di privilegio ma come occasione di sviluppo sociale e di soddisfacimento dei bisogni e diritti di tutti i siciliani.
 In tal chiave la nostra iniziativa deve esser volta non solo o non tanto a difendere, tout court, lo strumento statutario ma attraverso esso a risolvere, l’annosa , inaffrontata Questione Siciliana.
Dobbiamo avere la capacità politica e la dirittura etica di affrontare organicamente le ragioni profonde, variegate del non sviluppo dell’Isola.
E’ troppo facile attribuire il malo sviluppo solo alla mafia, ad un generico squilibrio interno o peggio a una sorta di antropologica incapacità dei siciliani a gestirsi. Non è così!
Le cause sono antiche, strutturali e strutturate ed essendo legate al peculiare divenire della nostra realtà richiedono soluzioni vocate che non ci separino o escludano dalla realtà del nostro tempo ma che finalmente incidano sul nostro GAP sociale.
Detto ciò è evidente che noi guardiamo ad una Sicilia altra, alternativa, antimafiosa, solidale, centro del Mediterraneo e centrale per un processo di pacificazione dell’intera area.
Noi guardiamo ad una Sicilia dove il lavoro e la tutela dei diritti dei lavoratori siano al centro dell’iniziativa politica.
Noi pensiamo ad una Isola sempre meno isolata che sappia però fare tesoro delle sue energie e tradizioni. Ecco per cosa io come coordinatore regionale di Risorgimento Socialista sono impegnato, ecco perché noi siamo impegnati a favorire, senza risparmiarci, un’alleanza unitaria a sinistra  sociale prima elettorale poi, che porti l’Alternativa, nei modi sopraindicati, al governo della Sicilia.

Se così non fosse se prevalessero i rachitismi, le gelosie, gli abitudinarismi allora ci condanneremmo tutti all’inessenzialità sociale e politica e regaleremmo il futuro della Sicilia alle vecchie e  nuove destre (vedi PD), al consociativismo, al governo di quel blocco immarcescibile di potere che vuole riproporsi nuovamente al “di-governo “ della nostra Isola. Possiamo permetterlo?


Fabio Cannizzaro