lunedì 24 aprile 2017

IL VOTO FRANCESE E LA NECESSARIA RIORGANIZZAZIONE DELLA SINISTRA D’OLTRALPE

Abbiamo chiesto al compagno Fabio Cannizzaro, esponente del socialismo di sinistra siciliano, di commentare per il nostro blog i risultati del primo turno delle elezioni presidenziali francesi.

Buona Lettura!





Il voto di domenica 23 aprile per il primo turno delle elezioni presidenziali francesi offre a sinistra più di qualche occasione di riflessione. I risultati dei candidati di sinistra (Mélenchon, Hamon ma anche Poutou e Arthaud) assommano al 27,9% del corpo elettorale francese e tuttavia questa “somma” in sé, oggi, non ha alcun valore politico.
A urne chiuse con la stabilizzazione del dato elettorale, è più che mai il momento di riflettere non solo su quello che potrà o vorrà fare Mélenchon ma più in generale sulle scelte che è chiamata a fare l’intera sinistra francese. Si pone, ora, in tutta la sua rilevanza il tema del rapporto tra Mélenchon e Hamon che è poi il tema dei rapporti a sinistra in Francia.
A scanso d’equivoci devo scrivere che, diversamente da altri, io non credo, non ho mai creduto, che la situazione francese abbia o possa avere ricadute concrete sulla realtà politica italiana né che questa esperienza possa rappresentare un “paradigma” politico nella nostra Penisola.
Ero e resto convinto,invece, che le scelte che matureranno in seno alla gauche francese peseranno non poco sul futuro assetto del socialismo del Vecchio Continente.
Nello sviluppare questa breve riflessione credo sia necessario partire da Benoît Hamon , candidato presidenziale del PS francese, che ha ottenuto un ben magro 6,3%.
Sarebbe miope ed ingeneroso addossare il fallimento elettorale del partito socialista francese solo al candidato Hamon, anzi a ben vedere molte delle giuste critiche mosse al PSF non sono per nulla addebitabili al giovane candidato socialista che ha rappresentato all’interno dell’organizzazione socialista d’Oltralpe una sincera ma tardiva inversione di tendenza e linea.
Data per scontata la solidarietà elettorale “repubblicana” dei socialisti francesi al ballottaggio per Macron, resta tutto da affrontare il tema dei rapporti a snistra. Cosa accadrà ora in seno al PSF? Sarà Benoît Hamon a guidare il viatico post-voto di ciò che resta del PS dopo la sconfitta elettorale? Sono domande lecite che chiamano in causa la necessità, dopo lustri e lustri, di un nuovo, diverso “rassemblement” per e della sinistra d’Oltralpe.
Vorrà il socialismo francese mutare linea politica, superare quel filo-liberismo di cui il PSF, con Hollande e tanti altri dirigenti, si è fatto espressione e strumento? Il PS francese si autoriformerà? Lo farà anche oltre l’attuale articolazione? Domande tutte lecite a cui, al momento, nessuno è in grado di dare risposte né di prevedere quali saranno gli sviluppi interni al partito dei socialisti francesi. In attesa che le compagne e i compagni socialisti determinino e sviluppino i loro ragionamenti è e resta importante comprendere come il compagno Mélenchon, in forza del suo successo del 19,6%, modulerà le sue prossime mosse politiche. Saprà “capitalizzare” politicamente questo risultato, proiettandolo a sinistra oltre lo steccato delle diverse appartenenze?
Comunque la si pensi adesso la “palla” è nel campo di Mélenchon e, del resto, nessuno può negare che spetti a lui, in questa fase, dettare i temi dell’agenda politica a sinistra in Francia.
In questo processo Mélenchon saprà e vorrà includere anche il resto della sinistra francese, quella rappresentata elettoralmente , in queste elezioni, da Philippe Poutou e da Nathalie Arthaud e loro, a loro volta, sapranno fare sintesi?
La riconosciuta capacità politica, nelle prossime settimane, sarà messa alla prova dei fatti, come anche le diverse sinistre socialiste saranno chiamate, a loro volta, a offrire una sponda all’iniziativa di Mélenchon. L’obbiettivo è e resta quello di trovare una credibile, duratura sintesi politica ed organizzativa. Il processo si avvierà? Riuscirà? Lo vedremo a breve.
Resta poi da tenere nel giusto conto, a mio avviso,da sinistra,  un altro dato, ed è quello evidente di una destra estrema che elettoralmente oggi raccoglie in Francia non solo il 21,53% della Le Pen bensì un più ampio28,93& sommando insieme a quello della Le Pen il risultato (pari a quello del PSF) di Dupont-Aignant e quelli più modesti di Asselineau e di Cheminade. Tutto ciò significa che quasi il 30% dell’elettorato francese ha radicalizzato a destra il proprio voto. Se poi aggiungiamo a questo il voto centro-conservatore arriviamo ad un mera sommatoria di ben il 48,84%. Sono numeri, gli uni e gli altri, che hanno il loro peso politico e che una sinistra seria non può e non deve ignorare, oltre e al di là del prossimo risultato nella sfida al ballottaggio tra Macron e la Le Pen.


Fabio Cannizzaro