giovedì 17 novembre 2016

IL NOSTRO APPELLO



Il socialismo di sinistra può e deve rifiutare, la diffusa ma non prevalente, tentazione di ridurre e trasformare il socialismo in un movimento che guarda indietro ad una passata, presunta “età dell’oro”.
Dobbiamo e possiamo invece lavorare, nel presente per il futuro, a rideterminare da socialisti una diversa e quindi nuova proiezione alternativa di sinistra, che sappia d’un canto superare il “politicantismo” e dall’altro dimostrare concretamente che un’alternativa al neoliberismo capitalista è possibile in Italia, in Europa e nel Mondo.
Per questo progetto si spende Risorgimento Socialista, per questo progetto siamo mobilitati noi socialisti autonomi, federalisti e di sinistra in Sicilia, forti della nostra tradizione.
Diversamente , ad esempio, dal PSI nenciniano noi non siamo come loro allineati e  dipendenti dal PD ma lavoriamo, invece, quotidianamente,tra mille difficoltà, per restaurare il rapporto diretto con la società , con il mondo del lavoro, con le fasce sociali più deboli.
Questo nesso è per noi fondamentale, imprescindibile e si lega al porre in agenda politica, nella nostra ottica socialista, finalmente anche  la soluzione della Questione Siciliana, parallela eppure storicamente e socialmente diversa, altra dalla più generale Questione Meridionale.
Sono tutti questi e altri ancora i motivi che ci hanno spinto a schierarci, dal primo momento, senza tentennamenti, per il NO al referendum sulle cosiddette “riforme” costituzionali.
Noi difendiamo la nostra Costituzione per cui i socialisti, la sinistra hanno dato un contributo sostanziale e con essa, essendovi stato integrato, difendiamo, anche, il nostro Statuto d’ Autonomia regionale, che per dirla con le parole di Leonardo Sciascia era è e resta “un ottimo strumento caduto in pessime mani”.
Ti invitiamo se credi nei valori del socialismo a schierarti con noi, per ritornare a fare sentire la voce del socialismo a sinistra in difesa dei cittadini, dei lavoratori contro ogni arbitrio, sopruso e/o mafiosità in Sicilia come altrove.

Socialismo Sempre!

Fabio Cannizzaro
Coordinatore Siciliano

di Risorgimento Socialista

sabato 5 novembre 2016

LA CENTRALITA’ DEL LAVORO



Le vicende dell’ultimo quarto di secolo hanno profondamente quanto strutturalmente mutato i rapporti tra politica socialista e sindacato.
Questo mutamento che, in concreto, per vicende a tutti note, ha segnato uno “sfasamento” tra iniziativa politica socialista e proiezione sindacale che al socialismo si richiamava.
Dopo la fine degli anni Novanta del secolo scorso il sindacato, i sindacati che storicamente facevano da riferimento per i lavoratori socialisti, C.G.I.L. e U.I.L., hanno via via allungato il loro passo, e malgrado abbiano continuato ad utilizzare, in maggioranza, quadri e dirigenti d’origine e formazione socialista, si sono “autonomizzati” da qualsivoglia riferimento ai valori ed ai principi socialisti.
Questa presa di distanza, tattica o strategica che sia stata, se da un lato ha garantito al sindacato una percepibile autosufficienza dalla “politica” ha poi finito, nel medio termine, per indebolirne la portata sociale.
La generale debacle poi dell’intero quadro politico, l’implosione della sua credibilità ha poi fatto, nel tempo, il resto.
Oggi il sindacato, più la U.I.L. meno la C.G.I.L., naviga a vista, tra difficoltà dettate certo dal contesto economico e sociale, ma anche dalla sostanziale estraneità ad un processo generale, complessivo di rigenerazione e riorganizzazione della società.
Taluni, per un certo periodo, pensarono, sperarono che il sindacato si facesse “lievito” di un’esperienza rifondativa della sinistra, sull’esempio storico anglosassone delle Trade Unions.
Oggi,dopo le ultime esperienze, possiamo affermare che una siffatta prospettiva resta al momento, solo un’ipotesi di maniera e poco più.
Tocca, dunque, alla politica ripensare, riprogettare e realizzare un progetto politico per il lavoro, per i lavoratori.
Noi socialisti autonomi e di sinistra, oggi organizzati in Risorgimento Socialista, questa riflessione la stiamo sviluppando, forti certo della nostra tradizione, del profondo lavorio, sviluppato in passato da tanti nostri valenti compagni, ma altresì consci che fatte salve certe intuizioni e/o analisi è nostro compito come dirigenti e militanti politici costruire analisi, paradigmi interpretativi e quindi soluzioni politiche e sociali all’altezza dei bisogni del mondo del lavoro, che oggi comprende, diversamente da un recente passato, disoccupati, inoccupati e categorie deboli.
Anche per le analisi e le soluzioni per e sul lavoro le nostre posizioni sono profondamente altre e diverse rispetto a quelle attualmente sposate e sostenute dallo ectoplasmatico PS a trazione nenciniana.
I socialisti, ricordiamo a tutti,  debbono, infatti, difendere, senza se e senza ma, i lavoratori e non sostenere come fanno taluni progetti neoliberisti e filopatronali, come quelli voluti dal PD e sposati appunto da certi “settori” socialisti.
Il dibattito prosegue, le linee di indirizzo, sin da questa estate, come  Risorgimento Socialista, sono state delineate, resta aperto, dialettico il rapporto con un sindacato insostituibile, essenziale quanto profondamente, strutturalmente in difficoltà, cui la politica, la politica socialista, può se questo vorrà dare aiuto, contribuendo a restituirgli analisi e profondità, elementi che sempre più gli mancano.
 Perché quali che siano le scelte del Sindacato, il Lavoro resta il tema centrale a livello sociale come anche per la nostra azione politica a sinistra come Socialisti e speriamo, pur marciando divisi, di poter tornare uniti a delineare il futuro del Paese.

Sempre Avanti!

Fabio Cannizzaro

Coordinatore Siciliano di RS



mercoledì 17 agosto 2016

PERCHÉ, DA SOCIALISTI E SICILIANI, DIRE “NO” E VOTARE”NO” AL REFERENDUM SULLA “RIFORMA” COSTITUZIONALE



L’impegno per il NO alla “riforma”costituzionale che stiamo profondendo come Risorgimento Socialista della Sicilia ha ragioni d’ordine generale, condivise dalla Valle d’Aosta al Molise, ma non vuole e non può sottacere ragioni d’ordine peculiare, proprie della realtà, del vissuto della nostra Sicilia.
Si parla poco, troppo poco degli effetti che la vittoria del Sì potrebbe produrre sull’assetto politico ed istituzionale della Sicilia e quindi sui diritti dei Siciliani, di tutti i Siciliani.
Se dovesse vincere il Sì, infatti,  si passerebbe ad una concreta abrogazione d’ogni guarentigia e prerogativa statutaria. Gli effetti non sarebbero  solo politici o limitati come vorrebbero farci credere alla “casta” ed ai suoi “clientes”,anzi i contraccolpi sociali sarebbero avvertiti soprattutto dai cittadini.
Schierarsi per il NO in Sicilia significa anche lottare contro la disarticolazione dei propri diritti politici, economici e sociali.
Di fronte ad una volontà neocentralizzatrice e concretamente, dichiaratamente  antimeridionale dell’attuale Governo romano i Siciliani potrebbero e dovrebbero attendersi l’intervento del Governo regionale, dell’Assemblea Regionale Siciliana, della gran parte della classe politica isolana. Nulla di tutto ciò,anzi!
A ben vedere il Governo regionale, la sua maggioranza parlamentare e politica hanno ceduto su tutta la linea ed abbandonato ogni soverchio ritegno.
È di queste ultime settimane l’accordo  siglato dal Governo di Palermo con quello di Roma  con cui l’Esecutivo regionale rinuncia a 7 miliardi l’anno in cambio di soli 500 milioni senza altra reale contropartita. Siamo davvero dinnanzi alla concretizzazione della parabola gramsciana del castoro.
Questa decisione è di fatto una occulta rinuncia alle prerogative statutarie che però non possono essere abrogate sebbene obliate in quanto saggiamente sono state costituzionalizzate, ecco dunque che solo dopo aver disarticolato la Costituzione si potrà eliminare anche l’odiata Autonomia Siciliana con la sua esatta, quanto inapplicata, scansione dei diritti dei Siciliani.
Anche e soprattutto per questi motivi le donne, gli uomini di Sicilia e segnatamente coloro che non appartengono alla casta, i lavoratori, i cittadini onesti ed antimafiosi devono dire NO alla cosiddetta “riforma” costituzionale del Governo che vorrebbe ricentralizzare il Paese, sottrarre spazio di concreta autodeterminazione alle popolazioni per ricondurre spese e scelte politiche al Centro romano.

Per questo motivo dobbiamo dire NO e votare NO alle “riforme” costituzionali, quando ce ne daranno modo ed occasione.




Fabio Cannizzaro

giovedì 21 luglio 2016

¡EUROSOCIALISMO, AHORA!




Estoy intensamente convencido que una de las tareas más importantes que como Risorgimento Socialista (Resurgimiento Socialista), organización política del socialismo autónomo de izquierda, tiene que asumirnos es contribuir a conectar, hacer dialogar y coordinar análisis y acciones políticas entre las izquierdas socialistas y los socialismos de izquierda en Europa, sin distinciones entre Países U.E y ExtraUE. Aparece evidente ya que una organización política como el Party of European Socialists, PES, no es capaz de más o no quiere asumir un papel diferente, diferente con respecto de cierto lógico lunar liberista y súcube de lógicas propias del capitalismo financiero especulativo. Frente a este real "hundimiento" del PES en términos de elecciones, regla y análisis los socialistas de izquierda, las izquierdas socialista como también todos los socialistas que sencillamente rechazan estas lógicas se tienen que interrogar sobre cual puedan ser el futuro y las perspectivas del Socialismo en el Viejo Continente. 
Ya desde hace tiempo en muchos Países, al interior como al exterior de los muchos partidos socialistas nacionales una semejante reflexión encuentra a espacio y actores políticos activos y listos a contrastar los lógicos blairianas del PES y gran parte de las dirigencias socialistas nacionales europeas. La cuestión que está en campo es aquel muy concreto de coordinar, ahora y enseguida, estos esfuerzos, estos análisis, los muchas iniciativas dando cuerpo a nivel continental a una plataforma compartida, plural, federal de todos los Socialistas que rechazan el político lunar liberista hoy representado del PES y de sus elecciones. Todo eso también en virtud del hecho que la gran parte de los socialistas que comparten esta reflexión no se siente representada idealmente y políticamente de la otra "familia" europea política en seno al U.E, el European Left, cuya historia, cuyos fondos son respetables pero otros y diferentes con respecto de los nuestros.  
La necesidad de definir a mano izquierda una estación de iniciativa del socialismo en Europa, por toda la Europa a prescindir de los confines U.E podríamos sintetizarla con la necesidad de dar vida a una estación del EUROSOCIALISMO. nosotros sabremos a todos socialistas de izquierda, incluso en los muchas situaciones y especificidad, animar este desafío que ya no es desplazable, tenemos que devolver visibilidad, espacio político al socialismo, recolocándolo en su natural espacio ideal y político a defensa de las debilidades, de los trabajadores, por la igualdad y por la libertad. Todo eso tiene que ocurrir sin parar de esperar y emplearnos, para que el PES pueda ser recobrado al socialismo, sin sin embargo renunciar a una presencia política que pueda señalar la diferencia y contrastar así a menudo los crecientes populismos racistas y xenófobo.  

¡ Le toca a nosotros!

Fabio Cannizzaro

Coordinador de RS Sicilia 

Animador de RS Europa

EUROSOCIALISMO, ORA!





Sono profondamente convinto che uno dei compiti più importanti che come Risorgimento Socialista, organizzazione politica del socialismo autonomo a sinistra, dobbiamo assumerci è quello di contribuire a collegare, far dialogare e coordinare analisi e azioni politiche tra le sinistre socialiste e i socialismi di sinistra in Europa, senza distinzioni tra Paesi U.E. ed ExtraUE. Appare evidente oramai che una organizzazione politica come il Party of European Socialists (PES) non è più in grado o non vuole assumere un ruolo diverso, differente rispetto a certe logiche neoliberiste e succubi di logiche proprie del capitalismo finanziario speculativo. Di fronte a questo vero e proprio “cedimento” del PES in termini di scelte, prassi ed analisi i socialisti di sinistra, le sinistre socialiste come anche tutti i socialisti che semplicemente rifiutano queste logiche si devono interrogare su quali possano essere il futuro e le prospettive del Socialismo nel Vecchio Continente.
Già da tempo in diversi Paesi , all’interno come all’esterno dei diversi partiti socialisti nazionali una siffatta riflessione trova spazio ed attori politici attivi e pronti a contrastare le logiche blairiane del PES e di gran parte delle dirigenze socialiste nazionali europee. La questione che è in campo è quella molto concreta di coordinare, ora e subito, questi sforzi, queste analisi, le diverse iniziative dando corpo a livello continentale a una piattaforma condivisa, plurale, federale di tutti i Socialisti che rifiutano le politiche neoliberiste oggi rappresentate dal PES e dalle sue scelte. Tutto ciò anche in virtù del fatto che la gran parte dei socialisti che condividono questa riflessione non si sentono rappresentati idealmente e politicamente dall’altra “famiglia” europea politica in seno alla U.E., la European Left, la cui storia, il cui background sono rispettabilissimi ma  altri e  diversi rispetto ai nostri.
La necessità di definire una stagione d’iniziativa del socialismo a sinistra in Europa, per tutta l’Europa a prescindere dai confini U.E potremmo sintetizzarla con la necessità di dare vita ad una stagione dell’EUROSOCIALISMO. Sapremo noi tutti socialisti di sinistra , pur nelle diverse situazioni e specificità, animare questa sfida che non è più rinviabile, dobbiamo restituire visibilità, spazio politico al socialismo, ricollocandolo nel suo naturale spazio ideale e politico a difesa dei deboli, dei lavoratori, per l’eguaglianza e per la libertà. Tutto ciò deve avvenire senza smettere di sperare ed adoperarci , affinché il PES possa essere recuperato al socialismo, senza tuttavia rinunciare ad una presenza politica che possa segnare la differenza e contrastare così i crescenti populismi spesso razzisti e xenofobi.

Tocca a noi!

Fabio Cannizzaro

Coordinatore di RS Sicilia

Animatore di RS Europa

sabato 6 febbraio 2016

LA SCELTA DI BERNIE...


Il voto per le primarie statunitensi nello Stato dello Iowa conferma, in campo democratico, il buon risultato del senatore socialista Bernie Sanders, che è stato sconfitto solo per un soffio dalla ex first lady e favorita per il ticket dem, Hillary Clinton. L’importanza del risultato di Bernie risiede, tuttavia, a mio avviso, non tanto o solo, nel risultato in sé, quanto in un elemento ben più importante ovvero la capacità di Sanders di “sdoganare” il socialismo democratico agli occhi di un’ampia fascia dell’opinione pubblica statunitense.
Con la scelta, non scontata, di concorrere per la nomination democratica per la corsa presidenziale, Sanders sembra aver iniziato ad incrinare l’ingiusta quanto falsa equiparazione, tout court, tra socialismo e comunismo negli Stati Uniti d’America.
Bernie attraverso un’oculata campagna ha potuto mostrare e dimostrare che essere socialisti democratici negli States non è solo una questione ideologica quanto un mix composito d’idee, valori, programmi che restituiscono al socialismo a stelle e strisce un’agibilità sociale e politica troppo a lungo sottrattagli. La possibilità di restituire una piena agibilità, libera dalle ipoteche caricaturali, cui suo malgrado dal secondo dopoguerra lo condannò la parificazione, errata e ambigua, con il comunismo statunitense, allora, fortemente filosovietico è un dato centrale, ineludibile nella vita politica degli U.S.A.  Voglio essere chiaro, ritengo che l’ancora non esaurita parabola elettorale sandersiana abbia un valore ed un senso non solo interno, statunitense ma ben più generale. Provo a spiegare meglio cosa intendo.
Appare evidente, anzitutto a noi socialisti, che il socialismo democratico, la socialdemocrazia, di tradizione e prassi europea, vive una profonda crisi, diversa ma non dissimile dalle difficoltà che vivono e subiscono anche altri settori della sinistra europea. Questo malessere in seno alla socialdemocrazia è un frutto composito dettato da diversi ordini di fattori, interni ed esterni.
Se da un canto è evidente che il Socialismo e segnatamente quello europeo oggi rappresentato dal PES non ha pienamente saputo analizzare prima e provare a risolvere poi i temi, le urgenze ed i bisogni che la società, i suoi lavoratori, i settori sociali più deboli e meno tutelati vivono anzi subiscono. I gruppi dirigenti socialisti europei ancora indugiano su analisi e prassi proprie di quella stagione non esaltante del socialismo che sommariamente potremmo definire, blairista. Una fase quella in cui si pensò fosse possibile la quadra del cerchio, ovvero che potessero convivere e conciliarsi insieme il liberismo, per lo più inteso come spregiudicata declinazione del capitalismo finanziario, e il socialismo democratico considerato latamente come portatore di esigenze, molto generiche, di stato sociale.  Tutto ciò ha mostrato, a chi vuol vedere, tutti i suoi limiti in Europa come altrove. Oggi comunque la crisi del socialismo democratico, della socialdemocrazia non è frutto solo di questo “scontro” quanto dettata anche dal fatto che l’azione socialista e democratica deve, da sé, qualunque sia la valutazione sul suo ruolo e sulle sue prospettive, essere conscio che la tradizionale idea che i socialisti debbano e possano lavorare, come in passato, solo o soprattutto a garantire una mera, quasi automatica, ridistribuzione contrattata e/o consociativa, del benessere capitalistico. Quest’ analisi appare, infatti, nel nostro tempo, insufficiente a leggere, in toto, la realtà.
Oggi iniziative come quella di Bernie Sanders negli U.S.A. o quella, seppure diversa nelle forme e modi, nel Regno Unito di Jeremy Corbyn testimoniano di un socialismo democratico, di ampi settori di sinistra socialdemocratica che ovunque operano e lavorano per ridefinire e rideterminare il senso di una sua azione e di una propria  presenza. In tale prospettiva si muove, anche in Italia, Risorgimento Socialista che è nata appunto per questa come organizzazione politica e che in tale chiave opera.
Guardiamo quindi al percorso di Sanders non alla ricerca di “modelli” di riferimento quanto, più e meglio, in una logica orizzontale, di confronto tra tutti i gruppi, movimenti e settori del socialismo democratico che nel Mondo lavorano a restituire prospettiva ai principi e ai valori, per noi insuperati e insuperabili, del Socialismo. Buon lavoro e ” in bocca al lupo”, dunque, al compagno Sanders e con lui a noi tutti dalla Sicilia, all’Italia a Francia, Spagna, Regno Unito, Stati Uniti d’America, America del Sud e ovunque nel Mondo.

Socialismo Sempre!


Fabio Cannizzaro