mercoledì 21 ottobre 2015

UN "NEW MODEL" PER LA SINISTRA?


La riunione promossa dal Circolo Socialista Nebroideo Indipendente  “Italo Carcione”per questo sabato a Galati Mamertino, ha una portata, evidentemente, legata alla specifica realtà del centro nebroideo e tuttavia rappresenta in concreto un esempio di “buone prassi” a sinistra da apprezzare e ripetere anche a livello più ampio.
Come spesso accade anche stavolta la soluzione più semplice è , anche a nostro avviso, quella destinata ad essere potenzialmente risolutiva potendo raccogliere ampi consensi. I compagni siciliani hanno , in concreto, promosso un incontro che riunisca concretamente, fisicamente insieme, intorno ad un tavolo, tutti coloro che a Galati Mamertino sono e si sentono ancora parte di quell’area progressista e di sinistra che è stata, nel recente passato, in questo Paese una parte né piccola né secondaria della società. Questa “intuizione”, ci domandiamo, vale solo per il piccolo paese di Galati o è concretamente applicabile, con gli ovvi accorgimenti del caso, anche a realtà più grandi o articolate? Domandiamoci: Un simile insieme di “pratiche” può valere anche per l’intera sinistra di questo Paese?
Noi non sappiamo quale sarà il concreto risultato politico che i compagni galatesi otterranno, ciò che invece ci sentiamo di condividere e sottoscrivere è il metodo. Troppi, troppo a lungo hanno coltivato l’idea, fattasi teorema, che fosse possibile pensare e realizzare l’unità politica a sinistra, della sinistra, attraverso una mera sommatoria aritmetica di “pezzi” di ceto politico. L’esperienza legata alla recente storia ci testimonia che così non è. Ciò che hanno fatto i compagni del  Circolo Socialista Autonomo “Italo Carcione” è stato sostanzialmente quello di chiamare a raccolta dal basso, in modo orizzontale, tutti coloro che, a Galati Mamertino, si sentono e quindi sono volontariamente collocati nell’area progressista e di sinistra. La necessaria, successiva conta dei compagni e delle compagne, in questo caso, potrà così, poi, prescindere da meri calcoli o posizionamenti tattici, che come spesso accade, sono sviluppati da una nomenklatura di sinistra sempre eguale a se stessa, incapace sia di rinnovarsi sia di imparare dai propri e dagli altrui errori alcunché. La chiamata a raccolta fatta dai compagni galatesi, agli individui, alle persone, ai compagni può essere, a nostro avviso, la chiave di volta di un possibile, anzi necessario “reset” a sinistra.
Stare a sinistra oggi diventa essenzialmente, prioritariamente una questione etica che può e deve superare gli interessi, i calcoli di parti, fazioni e/o partiti e partitini, recuperando le dimensioni più profonde della scelta di stare a sinistra militando.
Viene, dunque, dalla cosiddetta, presunta “periferia” un forte monito alla sinistra, a ciò che resta delle sue dirigenze politiche. Dirigenti che a parole propugnano , sostengono la riorganizzazione e la riaggregazione della sinistra e poi, però, in concreto, giorno per giorno, frappongono tutta una serie concreta di cavillosi impedimenti più o meno verosimili, in attesa di risolvere, a proprio favore o del proprio gruppo o fazione, la questione del “governo” della sinistra. Sarebbe bello , di fronte a tutto ciò, che il “monito” che nasce dalla sinistra galatese giungesse , forte e chiaro, all’intero corpo militante della gauche siciliana ed italiana. Sapranno, vorranno ascoltarlo?


Franco Nizza

mercoledì 14 ottobre 2015

LA NOSTRA STRADA, LE NOSTRE STRADE PER IL SOCIALISMO E LA SINISTRA!


La montante neocentralizzazione dello Stato promossa dal Governo Renzi ci deve vedere impegnati, senza se e senza ma, a difendere i principî ed i valori del miglior socialismo democratico e pluralista, federalista  all’interno come all’esterno della forma stato Italia e nel processo di riorganizzazione della sinistra in Sicilia come altrove.
E’ appunto in tal ottica, dai primi passi mossi come Risorgimento Socialista, che i compagni e le compagne siciliani, lavorano anche ad un coerente, conseguente modello di nuova organizzazione politica orizzontale, territoriale, autocentrata e confederata con il movimento che è in via di strutturazione in Italia.
In tal senso siamo avvantaggiati e forgiati dal lavorio politico svolto in questi intensi mesi e dai frutti che di questo si cominciano già a raccogliere nell’Isola.
Il soggetto siciliano è in via di formalizzazione e si confronterà, confederandosi con il Movimento per il Risorgimento Socialista apportando e reciprocamente ricevendo e scambiando conoscenze, analisi e riflessioni.
Sarà il prossimo 28 novembre il momento in cui, già organizzati e strutturati, formalizzaremo all’unisono, a Roma, questa comune, reciproca scelta d’azione e confederazione politica in nome del Socialismo e del futuro della Sinistra in Sicilia come in Italia, in Europa come nel Mondo .



Socialismo Sempre!


Sucialismu Sempre!

F.C. 

venerdì 18 settembre 2015

ADDOSSO A CORBYN!


Inizia il lavorio ai fianchi del leader laburista.

Quale credibilita’ attribuire alla sortita dell’industriale allam che si offre di sostenere e finaziare una eventuale scissione dei blairisti?



Dopo la democratica affermazione di Jeremy Corbyn alla testa del Labour Party del Regno Unito, si odono  i primi crepiti di guerra, ovvero sembrano essere partite le “manovre” volte a depotenziare il nuovo leader e soprattutto la nuova linea politica laburista.
Ecco allora apparire all’orizzonte l’iniziativa di un milionario, l’industriale Assem Allam che si offre di sostenere economicamente eventuali deputati che vogliano lasciare il Labour dopo l’elezione di Corbyn.
E’ questa una vera e propria chiamata alla scissione.
Occorre adesso interrogarsi e chiedersi cosa ci sia dietro l’iniziativa di Allam. In ogni caso, qualunque sia la portata della proposta resta un dato su cui riflettere, ovvero il fatto che certuni settori del laburismo , segnatamente vicini e/o nostalgici della visione blairiana con ogni probabilità proveranno ad ostacolare comunque il corso corbyniano.
Altra cosa è invece la reale agibilità di una “linea” come quella evocata da Assem Allam. L’idea di aggregare la destra laburista cioè i blairiani insieme ai delusi liberaldemocratici è una ipotesi, ad oggi tanto suggestiva quanto accademica.
Del resto i precedenti non giocano a favore di una simile ipotesi, dato che tutti ricordano la storia e la parabola dell’oramai scomparso SDP, il Social Democratic Party, fondato nel marzo del 1981 dalla   Banda dei Quattro: Roy Jenkins, David Owen, Bill Rodgers e Shirley Williams, che appunto lasciarono il Labour per tentare la via della scissione. La fine del SDP, mai divenuto un’organizzazione di massa,  poi confluito nei Liberaldemocratici, insieme all’altrettanto piccolo Partito Liberale, rende una scissione a destra, anche volendola definire forzosamente socialdemocratica, una ipotesi difficilmente accettabile da qualsivoglia settore del laburismo del Regno Unito.
Detto ciò c’è da giurare che gli attacchi a Corbyn continueranno e troveranno comunque sostegno finanziario e mediatico in settori economico-politici spaventati dal rilancio di una politica di sinistra perorata dal laburismo corbyniano.

Fabio Cannizzaro


venerdì 21 agosto 2015

GALATI MAMERTINO: SECONDA EDIZIONE DEL PREMIO ANTIMAFIA AL FEMMINILE "FRANCESCA SERIO"























Si è svolta, ieri, a Galati Mamertino, sul versante messinese dei Nebrodi,  la manifestazione di premiazione della seconda edizione del Premio antimafia “Francesca Serio”.
Il premio organizzato dal Circolo Socialista Nebroideo Indipendente “Italo Carcione” in collaborazione con l’Istituto di Cultura Politica per la Questione Siciliana – xQS e l’Associazione Nazionale Amici di Attilio Manca e con il patrocinio del Comune di Galati Mamertino ha visto la partecipazione attenta di un pubblico numeroso e partecipe che ha ben compreso il valore di un premio antimafia al femminile, intitolato tutt’altro che casualmente alla memoria della socialista siciliana e galatese , Francesca Serio.
Dopo una breve, ben calibrata introduzione e contestualizzazione dello scrittore prof. Luciano Armeli Iapichino si è avuto un momento musicale e recitativo legato al ricordo di Francesca Serio,  sfortunata quanto coriacea, figlia di Galati Mamertino che ha visto la partecipazione di Antonino Vicario e di Salvatore Franchina e di Sebastiano Montagna.
Sono, poi,  seguiti i saluti del Sindaco , Bruno Natale e del Presidente del Consiglio comunale, Gaetano Emanuele. Ha quindi preso la parola il prof. Alfonso Fratacci che per conto del Circolo organizzatore ha contornato con vivido tratto il quadro storico e politico in cui maturò la vicenda umana e politica di Francesca Serio e del figlio martire dela mafia, Salvatore Carnevale alla cui memoria è dedicato il premio.
E’ stato poi merito del prof. Luciano Armeli Iapichino introdurre Valeria Grasso, madrina della manifestazione che con vividi e commoventi parole ha presentato all’uditorio la figura, l’opera e lo spessore della premiata, l’On. Sonia Alfano spiegando ai presenti in modo tutt’altro che retorico anche la propria vicenda che l’ha portata a Palermo a contrapporsi alle richieste estortive di un noto clan mafioso cittadino.
E’ intervenuto poi il prof. Fabio Cannizzaro che ha spiegato ai presenti  il perché i socialisti del Circolo “Italo Carcione” hanno voluto prima  un premio al femminile e poi lo hanno conferito, quest’anno, a Sonia Alfano.
Ha preso quindi la parola lo scrittore e giornalista , Luciano Mirone che ha affascinato l’uditorio parlando sia sullo stato attuale dell’impegno antimafia sia ricostruendo puntualmente la vicenda dell’assassinio di Beppe Alfano e di come la figlia Sonia abbia iniziato la sua coraggiosa, inflessibile opera di contrasto ai responsabili mafiosi nonché all’area di contiguità intorno ad essi.
Il prof. Armeli Iapichino ha quindi  ceduto la parola all’On. Sonia Alfano che ha compiuto una accorata quanto coerente ricostruzione sia degli eventi che portarono all’assassinio del padre Beppe sia del contesto politico e criminale che è stato alla base di questo assassinio, riflettendo altresì sullo stesso stato attuale della lotta al fenomeno mafioso.  
Dopo questa serie di interessanti contributi si è svolta la premiazione vera e propria con il conferimento di una pergamena all’On. Sonia Alfano . A premiarla in qualità di “madrina” dell'iniziativa Valeria Grasso, testimone di giustizia , a sua volta ulteriore esempio di donna di tempra e di tenace concetto che ha voluto e saputo ribellarsi alla mafia, cui è stata donata a sua volta una targa di ringraziamento.
L’appuntamento resta inteso per l’anno  prossimo, sempre a Galati Mamertino, per la terza edizione di questo premio antimafia al femminile, che anno per anno, si sta caratterizzando per essere un’occasione unica di riflessione e confronto sui fenomeni mafiosi sui Nebrodi e nell’intero comprensorio messinese.

Franco Nizza




venerdì 3 luglio 2015

DALLA PARTE DELLA GRECIA, DALLA PARTE DELL'EUROPA, DALLA PARTE DEL SOCIALISMO !


Quanto accade in questi giorni, in queste ore, in Grecia pone ed impone a chi è, a chi si dice socialista una serie di interrogativi etici e politici.
Noi siamo schierati, senza infingimenti, dalla parte di coloro che credono che le scelte portate avanti dal Governo greco siano una risposta dovuta e per nulla “estremista” o “radicale” ad un diffuso, non sostenibile andazzo economico-finanziario e ad una interpretazione “eretica” del senso e dello spirito federalista europeo.
Una scelta quella nostra, come compagne e compagni impegnati per il Risorgimento Socialista, che è coerente con la storia e la migliore tradizione del socialismo peninsulare.
Ci rendiamo conto, tuttavia, che il campo del socialismo europeo, e anche quello italiano, è, oggi, attraversato e devastato dalla tentazione di taluni di “appiattirsi” su posizioni a supporto dell'attuale, iniquo sistema economico finanziario.
Un modello , questo, che se accettato finirebbe per mortificare e svilire le spinte europeiste dei socialisti riducendo la nostra presenza e il nostro impegno ad un ruolo “ausiliariorispetto alle scelte prese dal sistema sperequativo vigente. Tutto ciò è inaccettabile!
Noi non possiamo , non dobbiamo lasciare a questi “socialisti liberisti” la rappresentanza politica delle aspirazioni federaliste che furono di compagni come Colorni tantomeno la rappresentanza e la guida della lotta dei lavoratori in Italia come nel resto dell'Unione.
Deve essere ben chiaro che nessuna “salvezza” per l'Europa, per i Cittadini, per i Lavoratori, italiani ed europei, potrà venire dal liberismo, dal neo finanziarismo, dal verbo monetarista.
Questa è una evidenza che come socialisti non ci sfugge. E che non dobbiamo stancarci di sostenere e proclamare!
Taluni dicono che assumendo questa posizione, coerente si badi bene con i nostri valori e principi, noi ci collochiamo vicini alle sinistre radicali, ai “comunisti”.
A questi custodi della altrui ortodossia provo naturale rispondere che noi come socialisti coltiviamo, da tempi non sospetti, una visione riformatrice della società e che solo per il fatto che la nostra analisi converga con quella di altri, tra cui anche i “ famigerati” comunisti, non può renderla meno valida o importante.
Esistono settori del socialismo nostrano che in nome dell'anticomunismo sarebbero disposti a sacrificare ogni loro principio posizionandosi specularmente solo per il fatto di poter essere assimilati o confusi con i comunisti.
A costoro rispondo che io non sono anticomunista ma lombardianamente a-comunista, cosa che mi impedisce di prendere le posizioni giuste o necessarie basando, solo o esclusivamente, la mia azione, in negativo, sulle scelte dei comunisti, sui posizionamenti dei compagni comunisti. 
Io con questi non non concordo assolutamente né sulle basi né sulle premesse, ma forte anche del monito del compagno Saragat non solo non ne giudico aprioristicamente le scelte, ma non mi faccio comunque trasportare nell'anticomunismo delle, vecchie e nuove, destre.
Chiarito ciò è evidente che la questione greca ha svelato e svela divisioni interne non solo o tanto al socialismo italiano ma all'intero corpo del socialismo europeo. E' evidente che posizioni come quelle assunte dal compagno Martin Schulz, dalla maggioranza del PES, il partito del socialismo europeo, cozzano e confliggono sia con posizioni come la nostra sia con quelle di tutte le sinistre socialiste europee. E' , infatti tutt'altro che casuale che si constati nel socialismo di sinistra dell'Unione una convergenza di analisi che ci lascia ben sperare che sia possibile tornare a realizzare, senza fretta ma in tempi brevi, un coordinamento delle posizioni di sinistra del socialismo, che ci permetta di ridiscutere scelte e posizionamenti del PES e comunque del socialismo europeo.
In tutto ciò noi socialisti del Risorgimento Socialisti, reduci dall'assemblea nazionale di sabato scorso, 27 giugno, a Roma, siamo e restiamo convintamente in prima linea, nella convinzione che il Socialismo debba stare dalla parte giusta ovvero dalla parte dei lavoratori e dei cittadini a difesa dell'Europa politica dei Popoli e non di quella burocratica, monetaria e finanziaria.

Socialismo Sempre!


Fabio Cannizzaro

lunedì 18 maggio 2015

AVANZA IL SOCIALISMO SICILIANO !




Sintesi dei lavori di Messina del Coordinamento Siciliano per il Rinnovamento Socialista - Comitato 29 marzo dello scorso 15 maggio

Venerdì a dispetto dell’opprimente scirocco si è regolarmente svolta la riunione politico-organizzativa promossa dal Coordinamento Siciliano per il Rinnovamento Socialista - Comitato 29 marzo.
Nell’accogliente cornice dell’Hotel Sant’Elia, al centro di Messina, sono convenuti da diverse parti della Sicilia delegazioni di compagni che lavorano nei diversi territori dell’Isola per rendere possibile la riorganizzazione ed rinnovamento del Socialismo siciliano secondo le direttrici di massima fissate durante l’Assemblea di Roma dello scorso 29 marzo e accettate anche dai nostri rappresentanti isolani.
E’ stata l’occasione quella messinese per un’analisi avveduta ed un confronto schietto sia sulla situazione del socialismo peninsulare sia su quella del socialismo siciliano con un’attenta analisi della situazione socio-economica, politica ed istituzionale dell’Isola.
I lavori sono stati introdotti e coordinati dal compagno Fabio Cannizzaro che ha delineato il quadro complessivo entro il quale i compagni del Coordinamento sono chiamati a confrontarsi, con speciale attenzione a tutta una serie di questioni legate all’attuale presenza e al posizionamento di un serio, credibile soggetto socialista in Sicilia.
Il compagno Cannizzaro ha posto la questione del Federalismo interno ed esterno affermando che la soluzione della Questione Siciliana passa la difesa dell’Istituto dell’Autonomia siciliana.
Istituto che è e resta centrale per l’affermazione di un forte, credibile movimento socialista isolano che attraverso la difesa dell’Autonomia si proponga non di difendere dei privilegi ma semmai l’esercizio di concreti, effettivi diritti per i siciliani.
Siciliani, la maggioranza dei quali sono onesti lavoratori, bravi cittadini nemici di ogni arbitrio e delle mafie.
Occorre in questa prospettiva dunque avere coscienza che la lotta per la soluzione della Questione siciliana chiama in causa necessariamente anche e necessariamente il tema di una migliore aggregazione dei popoli europei e della qualità dei rapporti con quelli del Mediterraneo.
Solo attraverso questa prospettiva d’insieme e sfuggendo da scorciatoie neocentraliste e/o da derive scioviniste in senso sicilianistico noi potremo affermare un compiuto, autocentrato e aperto punto di vista siciliano e socialista.
Particolare attenzione ha poi posto Cannizzaro alla questione della riorganizzazione socialista in Sicilia. Sbaglierebbe chi leggesse l’iniziativa del Coordinamento come un prolungamento della lotta interna al PSI. Per noi, infatti, non si tratta di porre, ora e qui, la questione del futuro del PSI come organizzazione politica autonoma o satellite del PD, tanto più che la maggior parte delle compagne e dei compagni che aderiscono al processo rappresentato dal coordinamento oggi non sono iscritti al PSI, quanto di lavorare ad una prospettiva più ampia di rinnovamento e riorganizzazione dell’intero corpo del movimento socialista isolano e peninsulare, sottraendolo all’inessenzialità politica.
Chiarito ciò appare evidente che la questione non è, non è mai stata e mai sarà di porsi o contrapporsi a questa o a quella organizzazione politica, quanto di costruire un consenso intorno ai valori socialisti che solo può garantire la centralità dei nostri principi nel processo di riaggregazione della sinistra che si staglia necessario all’orizzonte, se non vogliamo essere condannati a dipendere dal neocentrista e neocentralista PD.
Per questo stiamo lavorando e per questo noi socialisti siciliani andremo a Roma il 27 giugno portando le nostre analisi e rappresentando la nostra posizione.
Dopo la relazione di Cannizzaro hanno portato i loro contributi ai lavori i compagni Massimiliano Musso, Alfonso Fratacci, Santo Andaloro, Angelina Martino, Antonello Longo, Gaetano Cilla, Nino Gulisano ed Armando Esposito mentre sono stati letti messaggi di adesione ai lavori di diversi compagni e compagne tra cui per tutti ricordiamo Leonardo D’Angelo e Isidoro La Spina.
Ha inoltre preso parte ai lavori anche Carmelo Nucera in rappresentanza dei compagni impegnati in Calabria a definire territorialmente uno specifico ma equivalente processo.
Nell’intervento del compagno Massimiliano Musso, espressione delle realtà agrigentine, è emersa la necessità di caratterizzare l’azione e la presenza del Coordinamento Siciliano per il Rinnovamento Socialista - Comitato 29 marzo come capace di porre i socialisti d’oggi alla testa dell’azione democratica per l’eliminazione dei privilegi definendo un modello economico nuovo, vocato ai bisogni dei siciliani, che muova dal concetto di reddito in una prospettiva di economia di comunione. In tale prospettiva Musso ha posto, a suo avviso, come centrale per il Coordinamento di farsi propugnatore del REDDITO MINIMO DI CITTADINANZA. Musso ha proseguito, poi, il suo ragionamento ponendo come centrali i temi della scuola, della sanità, dell’equità e della lotta alla mafia. A poi preso la parola il compagno Alfonso Fratacci, espressione delle realtà territoriali nebroidee, che ha posto l’accento sia sull’importanza di porre al centro dell’iniziativa i Valori e i Principi socialisti sia sulla centralità di un’azione politica che parta dai Territori. Occorre creare un’organizzazione socialista di tipo nuovo, federale non centralizzata e per fare questo occorre pensare ed usare mezzi nuovi. E’ quindi intervenuto il compagno Carmelo Nucera che ha portato agli intervenuti il saluto e il contributo delle compagne e dei compagni socialisti della vicina, amata Calabria.
Nucera nel suo intervento forte anche dell’esperienza maturata in un’organizzazione quale la Lega Socialista della Magna Grecia ha posto attraverso le esperienze maturate il tema di come i socialisti possano mantenere ed inverare i propri valori.
Nucera ha detto che noi socialisti pur essendo una parte importante della sinistra e quindi del processo di riarticolazione della sinistra non siamo l’intero processo.
 A suo avviso il socialismo non può più essere rappresentato dalle scelte fatte dal PSI, dalla sua attuale dirigenza e maggioranza interna. La prossima scadenza quindi del 27 giugno rappresenterà per i compagni del Risorgimento Socialista in Italia e del Rinnovamento socialista in Sicilia l’occasione per sciogliere il nodo della presenza, dell’azione e della prospettiva da dare al socialismo in questa prima parte del XXI secolo in Calabria, come in Sicilia come nel resto del Mezzogiorno e d’Italia.
Ha quindi preso la parola per un breve ma denso intervento il compagno Santo Andaloro, che ha portato l’esperienza di compagno impegnato nel sindacato e specificatamente nella UIL.
Andaloro, già presente a Roma lo scorso 29 marzo, ha posto la sua riflessione sui temi della comunicazione attenzionando in particolare il modo di usare i nuovi strumenti di comunicazione e di scambio quali sono, ad esempio, i social network rilevando né l’importanza ma invitando i compagni a non tralasciare, in questa fase organizzativa, l’organizzazione e l’apertura nei diversi Territori Siciliani di Circoli di modo da farne presidi di riaggregazione territoriale del socialismo siciliano.
Nel suo intervento il compagno Antonello Longo ha detto di riconoscersi pienamente nel quadro di riferimento delineato dal compagno Cannizzaro ed ha quindi posto analiticamente all’attenzione dei presenti una serie di “priorità”.
Muovendo dal quadro generale ovvero ponendo in termini politici la necessità di contribuire, da socialisti, a creare, insieme ad altre parti della gauche, una forza a sinistra del PD si è interrogato su quale debba essere il ruolo dei socialisti in questo processo.
Delineato questo passaggio, Longo ha posto, in modo coordinato, il tema di come questo processo debba essere affrontato in Sicilia. Longo ha chiamato in causa il tema centrale del ruolo dell’Autonomia siciliana e del rapporto che con questa i socialisti possono e debbono avere.
Il problema e quello di un rapporto squilibrato tra Centro e Sicilia. Nell’affermare questo occorre avere il coraggio di dire che non solo la politica non ha soluzioni ma è oggi, in Sicilia come altrove, parte rilevante del problema.
Longo ha posto quindi il problema poco dibattuto e attenzionato del tentativo fatto da questo Esecutivo e da settori importanti della sua maggioranza politica di intraprendere una concentrazione di potere politico, economico e sociale avviando una ricentralizzazione del Paese, cercando di togliere sostanza e spazio al sistema delle Autonomie regionali, siano esse Speciali o Ordinarie.
Tutto ciò non tanto per questioni ideali ma piuttosto perché la neocentralizzazione è funzionale a quelle reti di servizi che attirano capitali finanziari globalizzati e che di questi capitali spesso sono anche espressione.
 E’ poi intervenuto Gaetano Cilla che nuovo del processo in atto ha presentato se stesso, la propria storia politica e personale ai presenti concordando sulle analisi e dicendosi convinto che una siffatta prospettiva possa dare rappresentanza ai bisogni dei siciliani d’oggi.
Ha portato un veloce ma intenso saluto anche il compagno Armando Esposito esponente della nuova leva del socialismo eoliano che con il suo entusiasmo ha galvanizzato i presenti.  Ha infine  preso la parola il compagno Nino Gulisano che ha posto, a sua volta, in modo articolato e completo, l’attenzione su temi come quelli del meridionalismo da rinnovare e della difesa dei diritti dei siciliani insiti nella Carta Statutaria.
Gulisano ha inoltre riflettuto su temi correlati come quelli della difesa della cultura, del paesaggio, dei beni culturali isolani, invitando tutti i socialisti ad unire i propri sforzi per restituire centralità ed essenzialità a sinistra al pensiero ed ai valori socialisti, cosa per cui è nato il Coordinamento Siciliano per il Rinnovamento Socialista - Comitato 29 marzo.
Infine la riunione si è conclusa con la decisione presa all’unanimità, di preparare e stilare un documento dei compagni siciliani che sia la sintesi argomentata di quanto dibattuto con la quale partecipare unitariamente all’Assemblea del prossimo 27 giugno, in cui siano riportate e sintetizzate le imprescindibili, irrinunciabili linee di prospettiva dei socialisti siciliani per l’organizzazione del socialismo di domani e del futuro, in Sicilia, in Italia ed in Europa.


Franco Nizza

domenica 5 aprile 2015

LA SICILIA, MACALUSO, IL SOCIALISMO, LA SINISTRA ED IL FUTURO…


La lettura stamani sull’edizione di Palermo de “ la Repubblica” dell’intervista ad Emanuele Macaluso, firmata da Giuseppe Alberto Falci, ci offre da siciliani e socialisti, l’occasione per qualche riflessione.
Dopo una parte dedicata alla lunga, prestigiosa carriera sindacale e politica di Macaluso credo che il punto più interessante dell’intervista sia quando Falci pungola Macaluso affinché dica la sua sull’attuale “scenario”politico.
Il novantunenne Macaluso non le manda a dire e parte dicendo che l’attuale Esecutivo ignora la questione meridionale. Vero, verissimo come del resto indifendibile è nel merito e nella sostanza la “ratio” che muove questo Governo e la sua maggioranza politico-parlamentare che conta, ahinoi, numerosi meridionali e siciliani.
Macaluso, poi, con mestiere, passa subito, alla realtà siciliana e si “confronta” con la Regione e con il suo Governo, guidato da quel Rosario Crocetta, che almeno sulla carta, sarebbe espressione del progressismo democratico e/o democraticista.
L’analisi macalusiana è inappuntabile e condanna, senza se e senza ma, Crocetta, la sua esperienza di governo e la “formula” politica che questo aveva posto alla base della sua “discesa in campo”.
Macaluso, infatti, rispondendo all’intervistatore sottolinea che  Crocetta e i “crocettiani” si sono mostrati  inadeguati nel dare visibilità alla questione siciliana, cioè, detto anche  in altri termini, nel dare centralità alla battaglia per la Sicilia.
Falci a questo punto lo incalza e gli chiede, apertamente, un giudizio sul PD, che è stato ed è, non dimentichiamolo, lo “sponsor” e “l’animatore” politico del fenomeno oramai possiamo dire “localistico” del “crocettismo”.
La risposta di Macaluso è stentorea ed il canuto leader definisce testualmente il partito democratico “ un aggregato politico elettorale”. Incalzato ancora aggiunge che il PD “è interessato”, come il resto di certa classe politica, da una vocazione e da una prassi trasformista.
L’analisi del compagno Macaluso è nella sua chiarezza compiuta, senza sbavature.
Ho trovato se possibile ancor più importante, poi, il fatto che Macaluso ha posto la questione della lotta alla mafia come problema politico e sociale.
Andando oltre il detto, direi, senza penso stravolgere troppo il suo pensiero, che Macaluso distingue tra certa antimafia , che l’intervistatore definisce “farlocca” e un’esigenza di lotta alla mafia genuina e presente.
Macaluso, in questo confronto, trova l’elezione a Presidente della Repubblica del siciliano Sergio Mattarella,  un elemento positivo, testimonianza di una Sicilia diversa che non si rassegna e non si piega al vile ricatto mafioso.
Dopo aver letto l’intervista titolata in modo azzeccato: “ Che delusione la mia Sicilia senza leader né antimafia” mi sono interrogato e come cittadino siciliano e come socialista isolano su quale potesse essere, in termini etici e politici, il portato di questa, interessante e nella sua chiarezza inusuale, intervista sia per la sinistra che per l’intera società siciliana.
Il fatto anagrafico di un Emanuele Macaluso novantunenne ci indica che l’uomo, nella sua proverbiale, invidiabile lucidità di analisi coglie, scevro da preoccupazioni o interessi tattici, l’essenza di quanto accade, in termini politici, oggi in Sicilia. L’esistere, il resistere e il persistere di due modi contrapposti, antitetici di concepire la politica in Sicilia.
Un modo è quello rappresentato dalla prassi predominante che in nome degli interessi di una certa classe politica e dei suoi “clientes” sacrifica, aspirazioni, bisogni, esigenze della stragrande maggioranza dei siciliani mortificando, spesso consapevolmente spesso inconsapevolmente, le necessità e le priorità etiche e politiche della maggioranza dei nostri conterranei, come nel caso, appunto, della lotta alla mafia, al malaffare o ancora immiserendo e negando l’idea della Sicilia come Terra libera da ipoteche coloniali e colonizzanti.
Vi è poi un secondo,  altro, diverso modo di pensare e speriamo anche di amministrare politicamente la Sicilia.
Un modo che riassumerò per semplicità con una definizione non sua ma che prendo a prestito dal compianto Massimo Ganci, per cui la Sicilia deve affrontare e risolvere la questione siciliana che è parte della questione meridionale ma non si risolve necessariamente in questa.
Questione quella siciliana che può trovare finalmente soluzione solo se cambierà , copernicanamente, il modo di gestire la “cosa pubblica”. Questo “nuovo modello” di relazioni etico-politiche e socio-economiche richiede però il superamento di vecchie “prassi” proprie della “politica politicata”.
E’ chiaro che questa è una sfida per tutta la classe politica e dirigente della nostra amata Sicilia, che, in ogni caso, deve, a mio avviso, anzitutto interessare la sinistra isolana.
Una sfida concreta e non solo teorica, che appunto in virtù della sua effettività chiama in causa noi uomini e donne di sinistra. Dobbiamo, in tal prospettiva, avere dunque il coraggio di dire che le contraddizioni che indica il compagno Macaluso sono frutto non solo di contingenze politiche situazioniste ma del fallimento, insottacibile e conclamato, di un modello di relazioni praticate da un intera classe dirigente e politica.
Classe che in buona parte possiamo definire progressista e di provenienza di sinistra, eredi, diretti ed indiretti, di quelle esperienze organizzate che si riconoscevano e che militavano nei partiti e nelle organizzazioni politiche e sociali della sinistra storica siciliana e no, oggi estintesi e da cui poi hanno preso il largo per le loro lecite quanto personali scelte.
Detto ciò è evidente che occorre un cambiamento epocale delle e nelle relazioni politiche se vogliamo sottrarre spazio politico e rappresentanza a fenomeni come il “crocettismo”.
 Una necessità, che è il frutto conseguente di un lungo processo di “oggettivo incancrenimento” della rappresentanza politica, troppo a lungo e male, mediata e filtrata da apparati politico-burocratici sempre uguali a se stessi egoisti  ed immarcescibili.
Noi socialisti siciliani stiamo provando, partendo da noi, dalla nostra area politica e dalla nostra concreta esperienza a colmare questo “GAP”; proviamo a farlo cercando di riorganizzare la nostra presenza a partire dai bisogni e dalle esigenze prioritarie della gente, di quella parte onesta e lavoratrice, che è la maggioranza dei siciliani. Non ci nascondiamo dietro un dito: anche noi  troviamo resistenze ed incontriamo incomprensioni.
Poniamo, tuttavia,  come centrali, in questa prospettiva di concretezza i temi della rappresentanza politica.
Un dato questo che un socialismo,  una sinistra credibile deve aggredire.
In democrazia questo è  lo snodo centrale della rappresentanza istituzionale, che in Sicilia significa, praticamente, affrontare  il tema della rappresentanza autonomista, la cui centralità è innegabile tanto da essere stata costituzionalizzata.
In concreto si tratta per noi socialisti e di sinistra della ripresa, senza rachitismi, pregiudizi e/o callosità,  della “linea” d’indirizzo che fu propria della migliore, più lungimirante tradizione socialista, che vedeva, come ebbe a dire l’indimenticato Rodolfo Morandi, nel giugno del 1954,   nella costruzione statutaria “ un atto di portata storica  nazionale, una svolta decisiva che si è operata nei sistemi e nelle consuetudini di uno Stato accentratore e soffocatore delle libertà locali che sono il fondamento ed il presupposto delle libertà individuali”.
La difesa non paurosa, dunque, delle prerogative statutarie per non essere intesa e divenire, di fatto, mera difesa dell’esistente occorre ponga la questione perentoria della selezione di una nuova classe dirigente politica e di sinistra, che deve assumersi l’onere ed il ruolo non solo di “difesa” e di “gestione” dello strumento statutario ma della sua “piena e totale attuazione” secondo direttive generali e lontane da interessi limitati e prassi di casta.
Ciò significa intervenire sia  sulle prassi che sui meccanismi di governo, sulle abitudini inveterate, sulle basse linee di galleggiamento morale.
In poche parole significa scontentare elitè e camarille, da molto,  troppo tempo, senza limiti etici e direzione e controllo politico.
Se la sinistra vuole tornare a fare la differenza, se i socialisti vogliono essere parte di questo processo di ri-organizzazione virtuoso devono scontentare molti e scardinare equilibri dati.
Può e deve fare riflettere il fatto che una delle poche analisi lucide sull’oggi, seppure non esaustiva, venga da un compagno ultranovantenne.
Tutto ciò pur andando a merito dell’intelligenza umana e politica di Emanuele Macaluso testimonia della necessità e dell’urgenza politica di dare il via ad una nuova stagione in cui, le vecchie prassi, i vecchi paludati riti cencelliani e consociativi siano definitivamente archiviati e sconfitti.

Serve alla Sinistra isolana, serve alla Società siciliana!


Fabio Cannizzaro

Coordinatore della Federazione

per il Socialismo della Sicilia

mercoledì 1 aprile 2015

ANALISI SOCIALE ED ECONOMICA E PROSPETTIVE POLITICHE A PARTIRE DALL’INTERVENTO DI GUGLIELMO LOY, SEGRETARIO CONFEDERALE DELLA U.I.L., ALL’ASSEMBLEA COSTITUENTE DEL SOCIALISMO ITALIANO DELLO SCORSO 29 MARZO



NOTA RIASSUNTIVA E CHIOSA A MARGINE DI FABIO CANNIZZARO, DELL’UFFICIO POLITICO DELLA FEDERAZIONE PER IL SOCIALISMO


Concordo pienamente con il compagno Franco Bartolomei quando scrive che uno degli interventi più interessanti e ricchi concettualmente, ascoltati all’Assemblea Costituente del Socialismo Italiano, tenutasi a Roma lo scorso 29 marzo c.a., è stato quello di Guglielmo LOY, segretario confederale della U.I.L.
LOY ha svolto un intervento che definirei fondamentale per la definizione delle politiche sindacali, dei prossimi due lustri di questo Paese. Senza concedere nulla alla retorica ha sviluppato un ragionamento articolato e coerente muovendo da lavoro e questioni economico-sociali.
Rigorosa e senza orpelli ideologici, ma appunto per questo puntuale, l’analisi della “weltanschauung ” economica di Renzi e dei renziani. LOY fa notare che il Presidente del Consiglio ha sostenuto, esplicitamente, che le aziende debbono, a suo avviso, essere libere di assumere e licenziare. Da questo assunto-assioma discende appunto la sua “visione economica” in cui il proprietario d’azienda può fare indefinitamente tutto quello che vuole, dato che a suo avviso questa “libertà” finirebbe per garantire la “ripresa” ed il “sistema”.
LOY fa notare analiticamente che dunque si mira a fare crescere il Paese puntando solo sul basso costo del lavoro.
E’ un’idea del lavoro prosegue il segretario confederale della U.I.L. quella di Renzi, che è, in concreto, l’esatto, speculare contrario di quanto a mo’ di propaganda Renzi e i suoi vanno dicendo quando affermano che in cambio della decrescita delle tutele sul lavoro lo Stato si farà carico dei lavoratori. LOY ci mostra, appunto, che non è e non sarà così!
Ma LOY sviluppando la sua riflessione ci prova anche altro ovvero che con il “paradigma Renzi” verrà meno l’equilibrio tra guadagno delle aziende e diffusione sociale, condivisa del benessere poiché verranno meno le tutele sociali e sindacali che sono state e sono, cosa che Renzi mostra di non comprendere a pieno, parte fondante anche del modello che caratterizza da lustri anche il sistema capitalista occidentale.
Occorre aver chiaro che il capitalista, il proprietario d’azienda non può fare indefinitamente tutto quello che vuole. 
LOY dice, a ragione e con buon senso, che meno sicurezza, meno tutele non sono solo una sciagura per i lavoratori, per il modo del lavoro ma un errore economico per e dell’intero sistema produttivo, limitando in prospettiva anche la crescita generale delle aziende e del Paese.
Preso coscienza di ciò accettare questa prospettiva significherebbe per il sindacato e ancor più per la sinistra democratica di questo Paese negare ad intere generazioni mobilità sociale e quindi un futuro.
Significherebbe, in concreto, prosegue LOY, cristallizzare la società italiana a livello economico e sociale escludendo quantitativamente quanto concretamente forme apprezzabili di mobilità sociale interna, limitando, de facto, il benessere collettivo.
Puntare, come fa Renzi, tutto sulla FRAGILITA’ dei lavoratori, è un errore non solo e non tanto in termini etici e politici, quanto soprattutto dal punto di vista economico, dato che una simile prospettiva finirà per minacciare la crescita e quindi lo stesso sistema produttivo italiano.  
La logica del Governo, oggi, in concreto, mostra come effetto non virtuoso solo facilità di licenziamento per le aziende. 
Possibilità che già esisteva e che ogni anno era, infatti, praticata 900.000 volte, la metà delle quali in aziende dove c’era l’art.18. E allora? Allora, va detto sostiene, a ragione, LOY che le aziende non cresceranno solo perché hanno maggiore possibilità di licenziare. Dare potere agli imprenditori di fare come vogliono, senza vincoli sindacali,  non garantisce la ripresa.  
Da adesso come segnalano i giuslavoristi si potrà addirittura essere licenziati, ad esempio, solo se si tarda di cinque  minuti a lavoro. Tutto ciò è sbagliato! In una spirale sempre più stringente LOY continuando a dipanare il suo ragionamento dice che la politica non deve rinunciare alla regolazione della “funzione barbara” del capitalismo, ciò specialmente in un capitalismo globalizzato e finanziario qual è quello nostro.
In una condanna non ideologica ma appunto per questo totale della logica renziana, il segretario confederale dell’U.I.L., ci fa notare che con il renzismo economico siamo, concretamente, regrediti ad un’idea pre-liberale dei rapporti lavoratore-azienda. In questa prospettiva si spinge solo in direzione di attribuire e sancire il totale, assoluto potere delle imprese.
Si prova a negare la funzione regolatoria del pubblico, dello Stato che per LOY certo non può essere più quella del passato quando c’era maggiore disponibilità di finanza collettiva e maggiori margini per l’intervento pubblico. In poche parole Renzi e i suoi negano alla politica un ruolo garante regolatorio sia in modo diretto che in modo indiretto. Cosa significa in concreto? LOY lo spiega sempre con chiarezza, fa notare che una cosa è un sistema di regole tra le parti, quale quello, ad esempio, frutto della contrattazione, altro è avere a dover accettare e subire i diktat di una parte sola, quella patronale e/o datoriale che dir si voglia.
In coerenza e in linea con la sua analisi LOY giunge a dire che le scelte di questo governo non hanno nulla di liberale, dato che l’Esecutivo cerca e pratica una scorciatoia, pensando che solo la libertà delle imprese.
Libertà che garantisce ed esalta attraverso alla sciente scelta di rinunciare alla contrattazione, in un combinato disposto di STATALISMO e CENTRALISMO che non fa bene al lavoro, alla politica e alla democrazia di questo Paese.
Addirittura si opera per stabilire uno stipendio minimo per legge, che non solo nega la contrattazione, ma nega, in concreto, a ben vedere, il livello di mediazione tra tutela e contrattazione.
LOY si è infine concesso, sempre senza rinunciare al suo rigore, quella che ha definito una micro riflessione politica. Dicendo che lo spostamento del PD su assi pre-liberali e vetero-patronali libera un immenso spazio politico che non va riempito con vetero-analisi ma da una moderna politica riformista, socialista, che sappia rifiutare parole d’ordine qualunquista e vuote come CAMBIAMENTO E RIFORME se queste prescindono ( N.d.R. come oggi accade, aggiungiamo Noi) da concreti vantaggi per i soggetti sociali coinvolti, minacciando anzi di danneggiarli, danneggiando i margini d’agibilità sociale. L’auspicio di LOY è che si affacci una forza sociale e politica che assuma questo ruolo che governando i processi, in chiave democratica, moderi un capitalismo oggi aggressivo di fronte ad una politica debole, succuba e rinunciataria. Né del resto si possono accettare conclude LOY previsioni economiche che sancirebbero, per il medio futuro, un Paese ancora, nuovamente spaccato in due, dove la disoccupazione diventerà non solo un dato normale ma strutturale con una forchetta tra un Nord con il 10% di non occupati e un Sud sempre più marginale con un quarto della popolazione cronicamente disoccupata.
Ora dopo aver riportato quanto il segretario confederale dell’U.I.L. ha detto all’Assise di Roma mi permetto di affermare che basterebbe, pur fortunatamente non esaurendola, questo intervento di Guglielmo LOY, erede diretto della tradizione sindacale di Italo Viglianesi e Giorgio Benvenuto,  per fare dell’iniziativa promossa a Roma da tante organizzazioni, gruppi socialisti ( la “Lega dei Socialisti”, la “Federazione per il Socialismo” la componente del P.S.I. “Sinistra socialista”, e tanti compagni tra cui Gerardo Labellarte, Felice Besostri, i compagni e le compagne dell'associazione “Socialisti Europei” e tanti altri ancora) l’occasione angolare per, muovendo da questa giornata, da queste analisi ed input, una RIDEFINIZIONE ORGANIZZATIVA BARICENTRICA DEL RUOLO E DELLE PROSETTIVE DEL Socialismo a sinistra, cioè non disposto a perdersi e diluirsi nel PD e nelle sue “logiche” esattamente pre-liberali.
Sta ora a Noi, compagni e compagne, fare tesoro di analisi schiette e puntuali come quelle di LOY per dare futuro al Socialismo e alla Sinistra.
La clessidra scorre! Ci siamo dati appuntamento il prossimo 27 giugno, nuovamente a Roma, e lì dobbiamo giungere, muovendo necessariamente in modo orizzontale, federato dai Territori, con una condivisa, definita linea di azioni e presenza socialista da offrire, senza gelosie e timori, all’intera sinistra, di cui fummo, siamo e saremo, nella parte più viva e propositiva sempre “lievito” ed “anima”.

SOCIALISMO SEMPRE!


Fabio Cannizzaro

domenica 22 febbraio 2015

UNA SINISTRA GALATESE RIORGANIZZATA, FORTE, UNITA, PLURALE









ECCO COME PARTENDO DALLA RIFLESSIONE SULLA FIGURA E L’AZIONE DEL SOCIALISTA E UOMO DI SINISTRA SANDRO PERTINI SI E’ DISCUSSO DEL PRESENTE E DEL FUTURO PROSSIMO DELLA SINISTRA A GALATI MAMERTINO E NON SOLO...


Si è da poco concluso il ricordo di Sandro Pertini organizzato stamani, a Galati Mamertino, dal Circolo Socialista Nebroideo Indipendente “ Italo Carcione “.
A dispetto di una giornata di pioggia e freddo sono convenuti nei locali della locale, storica Società Liberale di Mutuo Soccorso di vico Innocenti coloro che nella società democratica e nella sinistra galatese non solo hanno a cuore la memoria di Sandro Pertini ma che sono anche interessati a sviluppare, in virtù anche del suo esempio,  un ragionamento sul presente e sul futuro della sinistra nel centro nebroideo.
Dopo una breve introduzione di saluto del prof. Alfonso Fratacci a nome del Circolo Socialista Nebroideo Indipendente “ Italo Carcione “  ha preso la parola per relazionare il prof. Fabio Cannizzaro che dopo aver letto un paio di messaggi di saluto ha ricordato il ruolo e la figura umana e politica di Sandro Pertini, esempio di socialista ed uomo di sinistra dai profondi, radicati convincimenti scevro da meri tatticismi ed amico della libertà e della giustizia sociale.
Il prof. Cannizzaro ha in più  poi ragionato dialetticamente  con gli intervenuti sullo stato, ad oggi,  della presenza della sinistra a Galati Mamertino.
Dal confronto,         aperto ed intergenerazionale,  è emersa , non più differibile, la necessità, anche a Galati Mamertino,  per tutti coloro che sono e si sentono di sinistra, di abbandonare vecchie “abitudini” e con esse  le vecchie superate “appartenenze ” e di ripensare tutti insieme una sinistra reale, plurale e concretamente presente ed impegnata, protagonista del futuro di Galati e della società galatese.
Solo così, fuori da mere logiche “reducistiche”, si potrà ottemperare alla migliore tradizione di sinistra che qui come altrove sui Nebrodi, nel tempo, si è ispirata a figure straordinarie come quelle di Francesco Lo Sardo e di Italo Carcione.
Il senso collettivo del ragionamento è stato che “ Nessuno, a sinistra, a Galati come altrove, può oggi seriamente pensare  di poter vivere di rendita né di posizionamenti attendisti.  E’ tempo di considerare a sinistra, di sinistra solo chi si schiera ed agisce secondo linee, prospettive e scelte di sinistra.”
La riunione, dunque,  di questa domenica di fine febbraio è stata pertanto l’occasione, dopo anni, per ripensare e in prospettiva riorganizzare la presenza di sinistra nel paese, distinguendo concretamente tra coloro che sono effettivamente impegnati e coloro che invece attendono verbosamente e quasi deterministicamente che altri facciano quanto necessario al rilancio della sinistra locale e non. E’ questo il reale, concreto spartiacque tra chi è di sinistra e chi non lo è più o più non lo vuole essere.
Il processo di riorganizzazione della sinistra  galatese , del resto,  si collega e si rapporta, com’era naturale che fosse, al più generale, complessivo processo di riorganizzazione e riaggregazione della sinistra che si sta sviluppando ovunque dalla Sicilia al resto d’Italia e che avrà un suo primo “step” il prossimo 29 marzo a Roma presso l'Auditorium della CGIL .
Tra gli intervenuti erano presenti Calogero Fabio in passato stimato esponente del PCI prima del PDS e dei  DS inoltre  già sindaco di Galati Mamertino e l’Avv. Mario Franchina, apprezzato professionista e già dirigente dello SDI.
Apprezzato è stato, inoltre,  l’intervento di Giacomo Miceli, storico militante della sinistra cittadina ed attuale presidente della Società Liberale di Mutuo Soccorso.

I lavori si sono conclusi con l’impegno comune,  a breve, di rincontrarsi e di dare vita ad un nuovo momento di confronto per pianificare le nuove, successive iniziative della riorganizzata Sinistra galatese.

L.S.